HILLMAN E IL CODICE DELL'ANIMA
James Hillman è stato descritto alternativamente come uno
psicologo indipendente, un mago, un visionario, un maniaco e un Re-filosofo
contemporaneo. Ha studiato con il grande psichiatra svizzero Carl Jung ed
ha insegnato in varie università americane.
Uno dei più grandi di questi misteri, secondo Hillman, è la questione
del carattere e del destino.

Ma nell'età della psicopatia il ruolo del protagonista spetta a Hitler:
il suo demone gli ha cucito addosso la divisa di un prototipo, il
criminale dei tempi moderni. Forse di tutti i tempi.
Nel suo recente bestseller "Il Codice
dell'Anima" afferma che il nostro carattere e la nostra vocazione di
vita sono qualità innate e che è la missione della nostra vita
realizzare quelle spinte. La chiama "la teoria della ghianda", l'idea
che le nostre vite sono formate da un'immagine particolare, come il
destino della quercia è contenuto nella piccola ghianda. Ecco il suo
pensiero trattao da un'intervista:
LONDON: Nel "Codice dell'Anima" parli di qualcosa che chiami la teoria della ghianda. Che cos'é?HILLMAN: E' più un mito che una teoria. E' un mito di Platone, secondo il quale tu vieni in questo mondo con un destino, anche se usa la parola paradigma invece di destino. La teoria della ghianda dice che esiste un'immagine individuale che appartiene alla tua anima.Lo stesso mito esiste nella Kabalah. Anche i mormoni ce l'hanno. Gli africani ce l'hanno. Gli induisti ed i buddisti l'hanno in maniera diversa— lo legano più alla reincarnazione e al karma— ma anche lì arrivi in questo mondo con un destino particolare. E' ben radicato negl'indiani d'America.Così tutte queste culture in tutto il mondo hanno una comprensione simile dell'esistenza umana. Solo la psicologia occidentale non ce l'ha.
LONDON: Hai anche scritto che "il grande compito di ogni cultura è quello di mantenerci collegati agli aspetti invisibili". Che cosa intendi?HILLMAN: E' un'idea difficile da presentare senza lasciare la psicologia ed entrare nel religioso. Non parlo di chi potrebbero essere gli invisibili o dove vivono o cosa vogliono. Non c'è una teologia su questo. Ma è l'unico modo che noi, esseri umani, abbiamo per estricarci dall'essere uomo-centrici e per restare collegati a qualcos'altro oltre l'umano.LONDON: Dio?HILLMAN: Si, ma non deve essere così elevato.LONDON: Il nostro richiamo di vita?HILLMAN: Penso che il primo passo sia l'accettazione che ciascuno di noi abbia questa cosa. Poi possiamo guardare indietro alla nostra vita e osservare gli incidenti e curiosità e stranezze e problemi e malattie, ed iniziare a vedere in quelle cose più di quanto abbiamo visto prima.L'accettazione che tutti noi abbiamo un codice può sollevare delle domande, così che, quando accadono degli strani, piccoli incidenti, ti chiedi se nella tua vita ci sia in azione anche qualcos'altro. Non deve necessariamente essere un'uscita dal corpo durante un'operazione chirurgica, una cosa eclatante; o un tipo di magia elevata alla quale la nuova era spera di convincerci.
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