venerdì 24 aprile 2020

STEP #11



Era stato chiamato provvisoriamente 2019-nCoV il nuovo coronavirus isolato in Cina all’inizio dell’epidemia. Il virus ha però cambiato nome: l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) ha classificato il nuovo coronavirus denominandolo Sars-CoV-2 ed è con questo nome codificato che lo European Centre for Disease Prevention and Contro (ECDC) si riferisce al nuovo coronavirus sul suo sito. 
Individuato anche il nome codificato per la malattia che deriva dall’infezione da Sars-CoV-2: il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha annunciato l’11 febbraio che è stata denominata ufficialmente COVID-19. 
La malattia provocata dal coronavirus ha ricevuto un nome l’11 febbraio, poche settimane dopo essere stata scoperta in Cina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di chiamarla COVID-19, una sigla composta da diversi elementi: 
  • “CO” sta per “corona”, 
  • “VI” per virus.
  • “D” per disease (“malattia” in inglese), 
  • “19” serve per indicare l’anno di identificazione (la malattia è stata individuata alla fine del 2019). 
Le linee guida prevedono che il nome di una nuova malattia infettiva possa contenere elementi che la descrivano in maniera generica o parzialmente specifica – nel caso in questione, la parte “COVI” del nome attribuisce la causa a un coronavirus – e altri elementi che aiutino a distinguerla da altre, come l’anno in cui si è sviluppata, la fascia d’età che colpisce, la sua severità e il periodo dell’anno in cui si sviluppa di solito.
Ogni malattia ha quindi un codice identificativo che è immediato; infatti, in particolare in questo caso, attraverso il nome capiamo immediatamente la famiglia a cui appartiene il virus (coronavirus) e la datazione.

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