venerdì 27 marzo 2020

STEP #4

IL CODICE DI HAMMURABI



Cos'è
Il Codice di Hammurabi è una fra le più antiche raccolte di leggi (292)scritte che ci sia pervenuta,  grazie al quale i cittadini potevano sentirsi tutelati, nel bene e nel male.
Venne stilato durante il regno babilonese di Hammurabi (o Hammu-Rapi) che regnò dal 1792 al 1750 a.C. secondo la cronologia media. 
La stele rappresenta un modello da seguire per un regno basato sulla giustizia e sull’equità. L’opera oltre al valore sociale, ha anche un intento propagandistico dato che trasmette l’idea di una società ordinata grazie al controllo del sovrano, e prospera perché governata bene.

Storia
Fu scoperto dall'archeologo francese Jacques de Morgan nell'inverno 1901-1902 fra le rovine della città di Susa. Si conoscono altre raccolte di leggi promulgate da re sumerici e accadici, ma non sono così ampie ed organiche.
Attualmente è conservata a Parigi, nel Museo del Louvre. Probabilmente in origine la stele si trovava a Babilonia, capitale del regno e sede del tempio del dio Marduk, protettore della dinastia amorrea, da cui Hammurabi stesso discendeva. 
Si ritiene che fosse originariamente esposta nella capitale, e che sia stata trasportata nel luogo del ritrovamento come bottino di guerra dall'esercito elamita. Dato che nella stessa Susa fu trovato un esemplare analogo, molto probabilmente si trattava di un'opera eseguita in serie, di cui esistevano numerose copie. 

Descrizione
Particolare sia nella forma che nel contenuto, la stele, scolpita in un unico blocco di basalto, presenta aspetto slanciato e forma irregolare. Date le sue dimensioni (alto 225cm), il monolite fu probabilmente trasportato a Babilonia attraverso i fiumi. Il basalto di cui è fatta la stele è un basalto nero a olivina, percorso da venature bianche che donano uno splendore vitreo alla stele. La sommità del monumento è arrotondata, mentre la parte bassa forma una specie di zoccolo quadrangolare di forma irregolare, più alto dietro che avanti, sui cui angoli smussati si ritrovano i segni dei numerosi trasporti subiti. Nella parte superiore della stele, a forma di lunetta, è scolpita l’immagine di Hammurabi che presenta le sue leggi al dio Sole, che in cambio gli dona la verga e l’anello, simboli della regalità, posizionati al centro della scena scolpita per indicarne l’importanza. La scena raffigura, dunque, l’investitura ufficiale del sovrano. Si tratta di un tentativo di legittimazione della presa di potere da parte di Hammurabi che riceve, in questo modo, l’approvazione e la protezione di Shamash. Per certi versi la scena ricorda il mito biblico della consegna dei dieci comandamenti a Mosè dato che Shamash è rappresentato nell’atto di porgere il codice delle leggi al Re, le leggi sono quindi di origine divina.
Il documento appartiene ad un periodo storico in cui il sovrano non è più divinizzato in vita e la fonte del potere torna ad essere la divinità. Pertanto, il sovrano diventerà un dio solo dopo la sua morte e fungerà da intermediario tra uomini e dei.

Il testo
Il testo occupa la maggior parte della stele e costituisce la ragion d’essere del monumento. È scritto in akkadico con scrittura cuneiforme ed è composto da circa quattromila righe di testo (di cui se ne sono conservate circa tremilacinquecento); rappresenta un’ eccezionale fonte per la conoscenza e la comprensione della situazione socio – economica del regno di Hammurabi. Il testo si apre con la dedica al dio Shamash: il sovrano, attento alla giustizia, si presenta come giusto e come buon padre per il suo popolo, che egli cura come fa il pastore con il suo gregge (tema di influenza amorrea).
Il codice è scritto con grafia arcaizzante e la scrittura procede dall’alto in basso e da destra a sinistra. Questo modo di disporre il testo è una caratteristica delle iscrizioni monumentali su pietra, più conservatrici e solenni, in cui la scrittura e la lingua sono curate con grande attenzione. Escluso alcuni paragrafi martellati di proposito dal sovrano elamità che trafugò la stele per inserirvi il proprio nome, il codice è intatto.
Il testo è composto da un prologo, 282 paragrafi ed un epilogo: ha, quindi, la struttura di un’opera letteraria. Prologo ed epilogo sono scritti in lingua colta allo scopo di esaltare il carattere monumentale e la portata ufficiale della stele. La lingua in cui è scritta la parte legale, invece, è più vicina alla lingua comune, con un tipo di scrittura semplificata che utilizza un numero ristretto di segni affinché, come da volere del sovrano, il testo venisse compreso da tutti.

Contenuto
Il corpus legale è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e di reati, e abbraccia in pratica tutte le possibili situazioni dell'umano convivere del tempo, dai rapporti familiari a quelli commerciali ed economici, dall'edilizia alle regole per l'amministrazione della repubblica e della giustizia. Le leggi sono notevolmente dettagliate, e questo ha fornito un aiuto prezioso agli archeologi, consentendo loro di ricostruire importanti aspetti pratici della società mesopotamica. 


Il codice fa un larghissimo uso della Legge del taglione, ben nota nel mondo giudaico-cristiano per essere anche alla base della legge contenuta nel Pentateuco biblico attribuito a Mosè. La pena per i vari reati è infatti spesso identica al torto o al danno provocato: occhio per occhio, dente per dente. Ad esempio la pena per l'omicidio è la morte: se la vittima però è il figlio di un altro uomo, all'omicida verrà ucciso il figlio; se la vittima è uno schiavo, l'omicida pagherà un'ammenda, commisurata al "prezzo" dello schiavo ucciso.
 Il codice suddivide la popolazione in tre classi:
  • awīlum (lett. "uomo"), cioè il cittadino a pieno titolo, spesso nobili
  • muškēnum, uomo "semilibero", cioè libero ma non possidente; in seguito la parola passò a definire un povero o mendicante
  • wardum (fem. amat), cioè lo schiavo, che poteva essere acquistato e venduto
Le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e diverse pene che possono essere corporali o pecuniarie. Queste ultime sono commisurate alle possibilità economiche del reo, nonché allo status sociale della vittima.
Non viene riconosciuto nel Codice il diritto di responsabilità personale, ossia la pena non è differente a seconda che il danno commesso sia volontario o colposo. Un esempio classico è l'architetto che progetta una casa; se essa crolla e uccide coloro che vi abitano, la colpa è di chi l'ha progettato, e la pena è come se egli avesse ucciso di persona le vittime.
L'impostazione basata sulla legge del taglione modifica il pensiero giuridico dominante nel periodo precedente, attestato dal Codice di Ur-Nammu, che prevedeva per alcuni reati semplici sanzioni pecuniarie invece di quelle fisiche. È possibile che questo cambiamento sia da attribuire alla diversa composizione della popolazione sud mesopotamica del periodo: nel XXI secolo a.C., data a cui risale il codice di Ur-Namma, i sovrani erano ancora di origine sumerica e la popolazione accadica era solo una parte, sebbene importante, del totale; nel XVIII secolo a.C. gli Accadi, semiti, erano ormai la maggioranza e le stesse leggi vennero scritte in akkadico anziché in sumerico.

Perché venne scritto?
 La stele rappresenta un’immagine del potere, il bilancio di un regno prestigioso, un testamento politico destinato ai futuri sovrani, che propone loro un modello di regno basato sulla giustizia e sull’equità. Ma quello che prevale nell’opera è l’intento propagandistico, più che quello normativo: il testo vuol rendere l’idea di un mondo ordinato grazie al controllo del sovrano, e prospero perché governato bene.
In realtà, infatti, i testi economici che risalgono alla stessa epoca in cui fu redatto il codice di Hammurabi forniscono testimonianza del fatto che i prezzi di vendita / affitto menzionati dal codice non erano quelli realmente applicati, ma semplicemente quelli ideali, ritenuti “giusti”. É come se si decidessero in modo centralizzato prezzi di affitti e case in vendita ma fossero valori puramente ipotetici. In altri termini, i prezzi di cui si parla nella stele sono dei prezzi bassi, relativi ad un regno prospero e ben governato quale avrebbe dovuto essere quello di Hammurabi, sovrano legittimo e giusto. La realtà dei fatti, però, era ben diversa: il regno di Babilonia attraversava un momento di forte crisi economica ed i prezzi non coincidevano con quelli realmente applicati. Siamo di fronte, quindi, ad un testo in cui la realtà viene idealizzata e in cui si vuol dare, a chi lo legge, l’immagine di come sarebbe dovuto essere il paese. L’uso della scrittura era privilegio di pochi e proprio per questo, nell’immaginario collettivo, assumeva un valore quasi magico. Si credeva, di conseguenza, che tutto ciò che veniva scritto diventasse vero ed avesse, quindi, valore di verità. È questa, in conclusione, la finalità con cui venne scritto il codice di Hammurabi.

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